Già da anni Marina Abramovic ripete stancamente il kitsch di se stessa, per se stessa e per i true believers di cui si circonda. Gli accoppiamenti con gli scheletri e con la terra alla Bicocca nel 2006 (la patetica Balkan Epic; vedi il Diario che ne parla) avrebbero dovuto mettere in guardia. Ma la carica libidica del suo corpo ancora riusciva a nascondere l’ovvio, la crisi creativa, la mancanza di idee, la povertà della narrazione. Ora il corpo ha dieci anni di più e non se la passa tanto bene, l’eros langue, il voyeurismo fatica a scattare. Servono idee per restituire carne alla carne. Ma la carne tace, e resta solo il cerebralismo di riti/performance senza verità, sine ira et studio, da burocrati del narcisismo. Se ne stanno accorgendo tutti. Alla Serpentine Gallery (continua)

 

Domenica pomeriggio di sole al MART, Rovereto. 

Arrivo da lontano per vedere la mostra di El Lissitzky. Pubblicità a pagina intera sull’inserto Cultura del Sole 24 Ore, lanci redazionali e la foto del bacio russo dappertutto. La mia ragione è Il costruttore del 1924, forma/figura umana del costruttivismo russo. Non può non esserci.

Parcheggio facile e vuoto. La grande Cupola trasparente della simil-Piazza interna. Un muro poderoso sbarra la vista delle montagne, la cosa più bella che Rovereto ha da mostrare. L’altrimenti grande Mario Botta pensava alle cose sue quando ha fatto il progetto.(continua)

I governi nell’era dei “Big Data”: democrazia ostaggio della tecnologia  [di Serena Danna, Corriere della Sera, 26 ottobre 2013,  p. 12

Morozov al telefono da Boston nell’intervista di Serena Danna:                                                                                                      « Più informazioni riveliamo su noi stessi […] più densa e invisibile diventa la rete spinata che ci attanaglia ».
La trasparenza ci intrappola come la casa dalle mura invisibili del progetto AMAZE di YOKO ONO.

 

 

L’informazione è (molto di più) di un disegno   [di Serena Danna, La Lettura, 27 ottobre, p. 8]

Un altro sguardo sui BIG DATA, sempre di Serena Danna. Questa volta come fonte di conoscenza e di sperimentazione di rappresentazioni visive che sono sempre più un nuovo linguaggio ermeneutico e non una semplice illustrazione. Utile selezione dei 10 migliori  “visual storyteller” al mondo (giuria di qualità internazionale): Gregor Aisch, Pedro Miguel Cruz, Francesco Franchi, Giorgia Lupi, Jane Pong, Stefanie Posavec, Kim Rees, AAron Siegel, Moritz Stefaner, Jan Willem Tulp.

 

Il dottore che cercava le fiabe  [di Paolo Di Stefano, La Lettura, 27 ottobre, p. 10]

Donzelli ripubblica la raccolta di fiabe siciliane di Pitré del 1875, in quattro volumi con traduzione e testo a fronte. Medico, Pitré raccoglieva presso i pazienti, storie, fiabe, aneddoti. Un involontario storytelling terapeutico che potrebbe essere da stimolo alla medicina narrativa: un paziente che non racconta la sua biografia ma la trasferisce in un mondo di simboli e archetipi.

 

Sequential waves of stickers bearing a Jim Jones’s photo have been flooding many squares and streets in downtown Rome.

Reverend Jim Jones was the founder, and the terminal angel of death, of the People’s Temple, a Californian sect-church which committed suicide with a cyanide-laced soft drink on November 18, 1978. The ritual of self-destruction took place in a rural community the Temple had created in the heart of the jungle of Guyana, and had aptly named Jonestown: 908 dead, including at least 200 children, plus a few others slain and suicidal at the church site in Georgetown.(continua)

A ondate successive, sono apparsi nelle piazze e strade romane gli sticker con una foto classica di Jim Jones.

Il Reverendo Jim Jones era stato il fondatore, e poi l’angelo della morte, del People’s Temple, un setta-chiesa californiana suicidatasi con il cianuro il 18 novembre 1978 a Jonestown, la comune creata nel cuore della giungla della Guyana: 908 morti, di cui almeno 200 bambini, più qualche altro sgozzato e suicida nella sede del Tempio a Georgetown.(continua)

New York, 4 dicembre 2011- 3 dicembre 2012, Chelsea

 In fondo alla 22a lo Chelsea Art Museum. Anni fa una mostra di Cristòbal Gabarron, The Body Image. Valeva poco, ma nel negozio all’ingresso vendevano cose insolite, tipo un manualetto ciclostilato per sopravvivere in carcere: come farsi un coltello con un cucchiaio, come evitare gli stupri. Oppure cataloghi e libri che non aveva nessuno.

Ci torniamo. Sono le 5 del pomeriggio. Odore di hamburger e  patatine. Un tizio – un custode? – mangia seduto tra i volumi. Alla cassa sta una ragazza – 25 anni? acne: indifferente, parla al cellulare. Il museo è deserto. Mostra di un tale che non so chi sia – Sam Goodman, Reality and Abstraction. Paintings 1945-1959. Le immagini su un opuscoletto vanno passar la voglia di saperne di più.

Giriamo nello shop. Robe insolite in lingue insolite per un museo d New York: cinese, coreano, tedesco. Sullo scaffale in svendita, un volumetto in tedesco, NO!ART, di tali Boris Lurie e Seymour Krim.(continua)

Tempi difficili per il pene. La sofferenza sociale e il dolore anomico dell’Io cercano nemici da combattere per acquietarsi. Pretesti per esportare l’ansia e tradurla in aggressività contro un potente qualcosa che ci vuole distruggere. E di mezzo ci va spesso proprio lui, il “fragile stelo di carne”, parola di Simone de Beauvoir nel Secondo sesso.

Un pretesto sempre a portata di mano è la malattia. (continua)

Il 27 giugno scorso, il Tribunale di Colonia ha stabilito che la circoncisione di un minore per motivi religiosi è una lesione corporale a tutti gli effetti, e va vietata. “Il corpo di un bambino viene modificato in modo duraturo e irreversibile con la circoncisione”: una mutilazione ingiustificata razionalmente, inflitta a un soggetto indifeso dalla famiglia e dal gruppo di appartenenza.

La sentenza è ovvia, razionale, conforme alla difesa dei diritti di un soggetto debole, e in particolare del diritto alla integrità corporea. A nessuno dovrebbe esser concesso(continua)

Prosegue la lotta poderosa della Gabanelli Milena contro la puzza dello sterco del demonio. Il suo intervento più recente sulla prima pagina – come da contratto – del Corriere della sera del 15 aprile esprime ormai tutta la potenza visionaria del suo pensiero, che in questo caso è una felice sintesi di testa e di pancia.

Visione salvifica a molti livelli. Disinfettare l’Italia dallo sterco del demonio salverà il paese dalla recessione in atto. Trasformare il denaro nel segno evidente e pubblico – nuova stella gialla – della turpitudine morale e civile dell’evasore permetterà finalmente di distinguere i buoni e i cattivi in modo certo, mentre nella nostra vita quotidiana a volte siamo ancora colpevolmente esitanti. Eliminare il denaro dalla vita quotidiana salverà persino dalla morte: il povero salumiere ucciso il venerdì 13 a Ruvo di Puglia per rapinarlo di 300€ sarebbe ancora vivo se non avesse avuto lo sterco del demonio. Niente sterco niente rapine niente morte.(continua)