Su La Repubblica del 3 aprile, la solita rozza paura del carisma (di Berlusconi). Tocca a Carlo Galli officiare lo stereotipo. Il punctum è l’attacco di Berlusconi alle forme della democrazia italiana del dopoguerra. Lo strumento dell’attacco è il corpo del capo, cioè il modesto involucro carnale di Berlusconi, scagliato contro il “corpo politico sovrano” della democrazia parlamentare italiana.(continua)

Come ha scritto Max Weber, il leader carismatico deve dimostrare continuamente che la potenza del carisma sta ancora in lui, e che è ancora il portatore di doni straordinari.

Nei periodi di crisi, questa dimostrazione è al tempo stesso più difficile e più necessaria. Quando la realtà non aiuta, occorre un sovrappiù di immaginario, e bisogna tirare in ballo le forme più primitive della potenza, quelle legate al corpo e alla sessualità.(continua)

Un corpo quasi morto da 17 anni scatena uno scontro politico-istituzionale senza precedenti negli ultimi anni. Le massime autorità dello Stato entrano in un conflitto frontale. La Costituzione, cioè il documento che fonda il contratto sociale della Repubblica, viene messa in dubbio. Il sistema politico si schiera  intorno alla dicotomia vita vs morte. Le grandi mani armate del potere assediano un quasi cadavere e il padre, relegati in una terra di confine.(continua)

Anche si pretende illuminato e progressista, il populismo non può fare a meno di cavalcare la paranoia.

Obama ha fatto propria la tesi di una epidemia di autismo collegata al vaccino MMR, quello contro il morbillo, gli orecchioni e la rosolia. Per  esempio il 21 aprile dell’anno scorso, durante la campagna per la nomination contro Hillary Clinton, ha dichiarato: ” Abbiamo appena avuto una esplosione del tasso di autismo. Qualcuno pensa che sia collegata ai vaccini. Finora la scienza non ha dato una risposta conclusiva, ma io penso che occorra indagare la cosa a fondo”.(continua)

Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

 

De Chirico che copia: Raffaello, Tiziano, Michelangelo, Duerer, Fragonard, Reni, Van Dyck, Delacroix, Ingres, Veronese, Velasquez, e se stesso. Poteva essere una occasione buona per riprendere il problema della imitazione e dell’Autore, un ritorno intelligente alla Querelle des Anciens et des Modernes. Niente di tutto questo.(continua)