Hugh TREVOR-ROPER, The Invention of Scotland. Myth and History, New Haven, Yale University Press, 2008
Da un lato le poche nazioni per bene: non hanno miti e non ne hanno bisogno per essere nazione. Dall’altro le molte nazioni ‘voyou’: esigono miti per esistere e sono condannate a produrli senza fine. L’Inghilterra anglosassone, il meno mitopoietico dei popoli. I Celti e la Scozia, con la loro infinita produzione di miti, alla quale i poveri anglosassoni si devono aggrappare quando hanno bisogno di mito. L’Inghilterra, condannata allo spirito critico, alla realtà, alla luce, alla verità e al pragmatismo. La Scozia, vincolata all’immaginario, alla fantasia, alle nebbie, alla falsificazione, all’illusione e alla narrazione. La prima diventa l’identità che è. La seconda inventa l’identità che altrimenti non ha, e diventa questa invenzione.
Hugh Trevor-Roper organizza intorno a questa trama cognitiva la sua invenzione di come la Scozia ha inventato se stessa. […..]
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Giuliana PAROTTO, Sacra officina. La simbolica religiosa di Silvio Berlusconi, Milano, Franco Angeli, 2007, pp. 107, 15€
Il problema è sopravvivere all’incipit: « L’ascesa politica di Silvio Berlusconi non è certo passata inosservata e ha sollevato numerosi interrogativi e questioni ». Ohibò… Se si riesce ad andare oltre una così desolante piattezza, quello che viene dopo è uno dei pochissimi libri interessanti e utili sul berlusconismo usciti in Italia. Mi dispiace di essermi accorto della sua esistenza per caso, 6 anni dopo la sua pubblicazione nel 2007.
Il libro si divide in due parti. Nella prima, Giuliana Parotto insegue la presenza di simboli religiosi espliciti e impliciti nella comunicazione e nella autorappresentazione di Berlusconi. Anticipo che si tratta della parte concettualmente più debole del volume, anche se qua e là incuriosisce, diverte e preoccupa. La seconda parte invece – sul corpo di S.B. – è di gran lunga più compatta e stimolante. Si dissente spesso, ma ci si sente trasportati in un territorio che vale la pena attraversare, magari litigando sulla mappa.
Il punto di partenza è il ruolo dell’immaginario. L’« elemento nuovo » del berlusconismo starebbe « nella dimensione simbolica e dell’immaginario che viene decisamente messa in gioco », non come banale precipitato della comunicazione mediatica soprattutto televisiva, ma come consapevole strategia politica: « L’emergere dell’immaginario darebbe luogo ad una nuova forma di legittimazione politica, andando a costituire la risposta alla crisi della rappresentanza » [p. 10]. L’immaginario apre necessariamente sul simbolo, e a sua volta l’attenzione ai simboli mette in evidenza quel sottoinsieme simbolico particolare che sono i simboli religiosi. In questo modo la trama ‘religiosa’ del discorso politico berlusconiano diventa visibile. […..]
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Luca MASTRANTONIO, Intellettuali del piffero. Come rompere l’incantesimo dei professionisti dell’impegno, Venezia, Marsilio, 2013, 270 pp., 18€
Una delle occupazioni preferite dei chierici è scrivere pamphlet sul tradimento dei chierici. Luca Mastrantonio ha pensato bene di non fare eccezione. Ma per lo meno ha saputo trovare un equilibrio tra il divertente e l’agghiacciante.
Un conto è il contatto quotidiano, casuale e frammentario, con quanto giorni dopo giorno i nostri chierici vanno dichiarando, scrivendo, proclamando, insinuando, interpretando, canticchiando e zufolando. Altro conto è trovarsi un po’ di tutto questo raccolto insieme, da una pagina all’altra, senza respiro, in una sorta di cacofonia o cantilena che non dà tregua.
Si soffoca. Si cerca di ritradurre tutto in pettegolezzo colto, ma non ci si riesce. Quello che emerge è un ethos trasversale privo di etica, un uso perverso e improprio del saper dire, una ipertrofia incongrua di Ego spesso microscopici.
I prodi chierici si sentono singolarità forti, torri eburnee del pensiero che svettano sulla piana malarica abitata dai poveri cristi. Nel libro di Mastrantonio sono solo un blob che tutto inghiotte e trasforma in parole per poter su tutto parlare, e sentirsi così padroni verbali di una realtà sulla quale non hanno presa alcuna. Insisto: non un ceto, e non una casta, e neanche una corporazione, tutte entità sociologiche che presuppongono qualche struttura. No, solo una Cosa onnivora e informe, dunque pronta ad assumere ogni forma transitoriamente utile alla propria autoalimentazione e sopravvivenza sociale. Liquidi, come ci dice del mondo intero un loro degno rappresentante non italico, l’unico vero Idraulico Polacco […..]