Tag: flatulenza

di Enrico Pozzi –
– 6 Luglio 2014

Iconostasi

Pregare. Un potente culo di donna emerge dall’ombra, unica parte visibile di un corpo prosternato nell’indistinto anonimo del nero. Una luce lunare scende dall’alto dei cieli.

Totalità perfetta, sfero divino – se non fosse per la fessura verticale tra le natiche che lo incide. Il taglio condensa separazione sperata e congiunzione necessaria. Le due metà del globo dimezzato si divaricano via l’una dall’altra, eppure esibiscono il loro imprescindibile legame di pelle. In tempi lontani e forse felici furono forse distinte, come ci ricordano le fessure invisibili che sappiamo esserci più in basso, lì sotto, e quella linea verticale forse è una cicatrice. Oppure lì sotto lo sfero si sta aprendo, si è già aperto sulle caverne interiori, e quella linea di confine attende paziente fiduciosa e impaurita l’arrivo della fessura che sale.

Dal buio del nulla escono due mani femminili. Coprono la proba-bile ma invisibile vulva, che qui non merita di essere ridotta a vagina. Si incrociano quasi all’altezza dell’ano, la cui presenza si indovina nel buio al confine della curva. Sembrano nasconderlo e proteggerlo, ma sono aperte, leggere. Alludono, invitano, dicono: ci puoi aprire senza sforzo, è questo che vogliamo. Fingono di voler impedire la penetra-zione di qualcosa – lo sguardo e ciò di cui lo sguardo è figura. O di voler trattenere la fuoriuscita di qualcosa che preme da dentro. Le due cose insieme.

Sotto, le piante rattrappite di due piedi. La pelle raggrinzita contrasta con la liscia perfezione della pelle del culo. Linee caotiche, bitorzoli di carne appesi senza logica a organi senza funzione (quei piedi non servono a camminare). La bruttura un po’ oscena degli alluci. L’informe brutto che sottolinea la forza piena della forma-sfera bella sovrastante.

Sotto ancora, il letto in cui tutto ciò eroticamente affonda, e il cuscino unico angolo che interferisce nell’egemonia delle curve.

Un sistema metonimico di oggetti parziali – nulla qui è intero, solo frammenti che alludono a totalità invisibili. La tensione sessuale. Il culo. L’ano. Le mani.

Secondo Man Ray tutto questo è la preghiera, La Prière. Perché?

In che modo?

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