Tag: sesso

di Enrico Pozzi –
– 16 Ottobre 2025

Retrospettiva alla Tate Modern, purtroppo terminata alla fine di agosto.

Leigh Bowery. Nato in Australia, poi a Londra dal 1980. Potente protagonista della Dark London, fino alla sua morte per AIDS nel dicembre 1994. Corpo totale. Non solo carne, e cose fatte alla carne, come tanti e poi tanti body artist. Ma carne, pelle, seconde terze e n-pelli, colori, vestiti (una parola ben povera per dire di questa ‘cose’ in cui prolungava la costruzione pubblica e privata della sua carne), acconciature, maschere, costumi, protesi, l’interno del corpo espulso fuori attraverso tutti i fori possibili. Senza i pallidi limiti di un genere. Uomo-donna-uomo. Bambino, adulto. Amante, partoriente, partorito, penetrato&penetrante, esibito&esibente. Diafano alla messa in scena illimitata di sé stesso. Fluido, malinconicamente e timidamente fluido nella sua condanna a dare scandalo. Epater le bourgeois come destino, ma con il bourgeois da épater che era poi sempre lui e solo lui. In questo senso, poteva sembrare un epigono degli Azionisti viennesi. Ma diversamente da loro sembrava non prendersi sul serio. Prevaleva non il tetro testimone immersivo della brutalità della realtà, ma il trickster divertito (forse) e divertente (forse), un clown della carne addobbata per la sorpresa altrui.

Performer, sempre più estremo e più solo sulla scena. Imprenditore. Instancabile creatore di apparati e dispositivi di sé stesso. Fashion designer. Inventore e animatore di club dalla vita intensamente breve ( il Taboo at Maximus). Musicante. Modello: reciproco e denso il suo rapporto con Lucian Freud, che lo rappresentò in alcuni dei suoi quadri più importanti. In ogni caso influente vedette, con spettatori stakeholder della moda e delle performing arts sia londinesi che globali: Alexander McQueen, Boy George, John Galliano, Nan Goldin, Michael Clark ecc. Copiato. Imitato senza successo.

Un esempio di ‘performance’: arriva sulla scena, enorme (era fisicamente imponente), conciato come una nota drag queen internazionale, grandi abiti gonfi. Un paio di minuti di cose consuete, poi si stende in posizione da partoriente. Dall’ampio abito emerge, come se venisse partorita, una donna piccola rattrappita sul suo corpo con le gambe piegate e la testa nascosta nel pube di Leigh (è la donna sua abituale partner di scena che poi sposerà poco prima di morire). Con lei fuoriscono sangue e stringhe di salsicce. Leigh taglia a morsi il ‘cordone ombelicale’ e prende in braccio il ‘neonato’. Salutano il pubblico ed escono di scena. Il tutto dura 6 minuti. Repellente e affascinante quanto basta.

Un Io-corpo arcaico e insieme post moderno, un agglomerato di eterogenei che sintetizza identità altrimenti tra loro incompatibili, un ossimoro di carne lontano dagli appagamenti rassicuranti della bellezza. Brutto, osceno, repulsivo, fuori norma, grottesco, alla rovescia. Bachtin redux, il Carnevale come luogo geometrico di sé stessi.

Jacques CALLOT (1592-1635), Les deux Pantalons

Leigh Bowery in posa ironica per Lucian FREUD

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Lucian FREUD, Leigh Bowery
Lucian FREUD, Leigh Bowery

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Leigh Bowery che si esibisce ballando. Un filmato di 38”.

di Enrico Pozzi –
– 3 Luglio 2025

PMSR significa Post Mortem Sperm Retrieval, ovvero recuperare lo sperma dal cadavere del maschio morto.

La procedura è tecnicamente possibile da tempo. Dopo il 7 ottobre  è stata perfezionata in Israele con i corpi dei giovani e mediamente giovani soldati dell’esercito israeliano morti in quest’ultima guerra. Il corpo viene portato con la massima rapidità possibile verso uno dei quattro ospedali in grado di gestire la procedura. Qui viene verificata l’integrità dei genitali. Un primo prelievo cerca lo sperma presente nei testicoli per valutare qualità, numerosità e motilità degli spermatozoi. Se i parametri e altri controlli più generali sul cadavere sono positivi, si estrae in vario modo il maggior numero possibile di spermatozoi dai testicoli: apertura chirurgica, spremitura, tritatura con leggera centrifuga, drenaggio e lavaggio, ecc. Il liquido ottenuto viene surgelato a -193°C, e conservato nella più grande banca spermatica di Israele, il Sourasky Medical Center di Tel Aviv.

Tutto avviene adesso sotto la gestione e responsabilità diretta del Ministero della Sanità, sostituitosi via via alle strutture private nate nel tempo. Prima solo sperimentale, questa prassi ha avuto un incremento impressionante dal 7 ottobre, con oltre 172 ‘recuperi’ effettuati. Attualmente viene offerta di routine per tutti i soldati maschi morti con cadaveri compatibili con il prelievo: circa il 30%. Da eccezione a policy.

L’obiettivo funzionale dichiarato è l’uso di questo sperma per la fecondazione,

di Massimo Canevacci –
– 15 Maggio 2024

Breve premessa indicativa

ll mio transitare su immagini-corpi attraversa esposizioni di
diverse tipologie, anche perché penso che il concetto classificatorio di
 tipologia sia entrato in crisi da tempo, per cui mi sembra opportuno 
mescolare frammenti iconici sulla base di un incerto o fragile indicatore: l’attrattore. Con questo concetto scivoloso e appiccicaticcio individuo la capacità attrattiva dell’occhio verso codici a forte o latente contenuto feticista che, nella mia previsione, possono anticipare tendenze
liberatorie del pensiero dicotomico fondato sulle repliche di soggetto-oggetto in direzione di un meta-feticismo oltrepassante le stanche repliche binarie o dualiste. Il colpo d’occhio, così caro all’estetica, diventa
 in antropologia corpo d’occhio . A tal fine seleziono una decina di immagini, tratte da un campionario variegato composto di arte, pubblicità,
cinema, merci, inserendole nelle mie fantasie antropologico-visuali.

1. OCCHIO LECCATO

All’inizio, Janine Antoni sull’occhio.

Il motivo è vedente e evidente:
la mia è un’ antropologia ottica che si plasma instancabilmente sulla potenza erotica e cognitiva dell’occhio. La pupilla deve esser umettata, o meglio, leccata da una lingua che non resiste alla forza dell’attrattore-occhio. Una lingua che, di conseguenza o necessità, si fa a sua volta attrattore che si insinua tra palpebre e ciglia per arrivare all’iride, centro mobile identificativo del soggetto e della sua estesa corporalità concentrata nella tenerezza molle della pupilla gustativa. La fissità dello sguardo che ne deriva è affine a quella dell’uscire-da-sé nel corso della relazione sessuale, con questa variazione: il sesso è genitale e l’eros è polimorfo. In questo senso, baciare l’interno dell’occhio si offre come una estensione illimitata dell’erotica possibile. Non solo. Si afferma nella visione dell’artista che il centro, o meglio, uno dei centri più sensibili e accesi, fissati , dell’umano si colloca nel flusso dell’ottica emanato dalla pupilla e baciato/leccato nell’iride.
L’opera di Janine Antoni si affaccia su alcuni autori che intorno al 1930 stavano – separati eppur connessi – affrontando con ‘ottiche’ diverse le storie dell’occhio . Qui ovviamente George Bataille è citato o evocato nel suo romanzo in cui il vero e ultimativo sacrificio sacrale dirige e affonda la pupilla nelle estreme cavità del corpo femminile, un tunnel non riproduttivo e proprio per questo generativo dell’estremo piacere; ed è noto come l’artista dadaista Hans Bellmer sia stato influenzato da questi eccessi e abbia a sua volta rappresentato nelle variazioni più corporalmente polimorfe di un’o ttica scatenata tra le pieghe di corpi dismembrati e riassemblati.
L’altro autore vicinissimo a Bataille eppure lontanissimo da lui è Walter Benjamin, che delinea un concetto esplosivo e contiguo alla storia dell’occhio: l’ incosciente ottico . Nel suo celebre saggio sull’aura, il berlinese scava nelle storie immaginate dal parigino, pur senza conoscerle, credo. Influenzato da Freud, egli “vede” che la riproducibilità tecnica di cinema e fotografia (e ora potremmo dire del digitale) espande lo spazio nel primo piano e il tempo col rallenti. In tal modo mostra tratti del corpo umano concentrati nel viso o nel movimento che prima erano inimmaginabili nell’arte auratica.
Si svela qualcosa di segreto per la prima volta nella storia sia dell’occhio che dell’umanità: le relazioni anzidette tra cervello e sguardo non sono e non saranno mai più del tutto simmetriche. Le capacità sessuali,

di Enrico Pozzi –
– 3 Settembre 2023

Fernanda ALFIERI, Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma, Torino, Einaudi, 2021

Nel 1834 una giovane ragazza romana, Veronica Hamerani, di famiglia legata alla Chiesa, manifesta i sintomi di una possessione diabolica.

Per accidente, cercando altro, nell’Archivum Romanum So- cietatis Iesu, Fernanda Alfieri capita sul fascicolo ffsorcisazione di Maria Antonina [in realtà Veronica] Hamerani, ritenuta ossessa (1834-1835). Il fascicolo raccoglie alcuni mesi di protocolli dell’os- servazione partecipante degli esorcisti seduta dopo seduta, descri- ve il comportamento di Veronica, corpo, gesti, parole. Racconta le azioni di chi deve liberarla dal diavolo. Registra i diversi pareri e strategie, le risonanze esterne, i dubbi (è posseduta? sta recitando? è malata?), l’impotenza di fronte alla sua sofferenza, l’inefficacia delle procedure codificate messe in atto.

Di archivio in archivio, troverà poco dopo (Biblioteca Naziona- le di Roma) i quaderni manoscritti del gesuita Francesco Manera, il suo diario dei primi mesi della vicenda di Veronica.

Da queste due fonti Fernanda Alfieri costruisce la microstoria di una possessione.

di Francesco Dimitri –
– 5 Giugno 2023
       Albrecht Dürer, Le Quattro Streghe (1497)

La Strega è nuda.

Nella Villa dei Misteri a Pompei è rappresentata l’iniziazione di una fanciulla in un culto misterico. A iniziazione avvenuta, dopo essere morta e risorta, la fanciulla danza felice, divina – e nuda.

Nei rituali iniziatici accadeva spesso di spogliarsi. Il più importante storico della stregoneria in attività, Ronald Hutton, ha osservato che, al di là di questi riti, la nudità è rara nella pratica religiosa, ma è comune in quella magica – e, possiamo aggiungere, un’iniziazione misterica unisce le due.

Un incantesimo di folk magic inglese richiede che una donna che non riesce ad avere figli vada nel suo orto nuda la vigilia di Mezza Estate. O, se una donna volesse avere una visione del suo futuro marito, potrebbe fare di peggio: andare a correre nuda

di IL CORPO –
– 10 Aprile 2023

rené magritte, LE VIOL (1934-1945)

la vecchia giovane Baubo dagli occhi-seno

seni di maschio

occhio capezzolo in erezione

Medusa scudo occhio pietrificante

DALL-E e l’occhio capezzolo spermatozoo

di Enrico Pozzi –
– 19 Febbraio 2023

Un film gradevolmente falso. ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED di Laura Poitras. Leone d’oro a Venezia.

Su Nan Goldin.

Le solite mitografie su un’artista (mezza) maledetta. Sesso ad ampio spettro (sì, spettro fatto di spettri), droga, povertà (tempo fa), una community di altri maledetti (veri, e prevalentemente morti – overdose e AIDS). Famiglia perbenista di merda. Sorella suicida. Relazioni distruttive (e distruggenti). La lotta vittoriosa ed eroica contro il Male (l’OxyContin, gli oppioidi, la famiglia Sackler) e per liberare l’Arte dal Male (fuori i Sackler dai musei del Mondo).

di Enrico Pozzi –
– 8 Luglio 2022

Partiamo dal racconto dell’antropologo Pierre Déléage, La folie arctique, Bruxelles, Zones sensibles, 2017.

Émile Petitot, francese, Oblata di Maria Immacolata, parte come missionario in Canada nel 1862. La sua destinazione finale è la piccola missione cattolica di Nostra Signora della Buona Speranza, in terra Dene, annessa al Fort Good Hope, sul fiume MacKenzie, area del Great Bear Lake. Qui trascorre 12 anni. Frequenta ass duamente le tribù locali. Prova all’inizio una forte repulsione fisica. Presto è attratto sempre più intensamente. Le giovani lo corteggia- no con audacia insolente. Ma il missionario è sedotto dai ragazzi. Li spia da lontano, li segue nella foresta, si masturba di continuo in cerca di pace. Gli piacciono i loro corpi, e anche il loro modo di vivere, nomade su territori immensi e vergini, in apparenza senza confini, lo spazio giusto per il suo bisogno di perdere gabbie, vin- coli e limiti.

Si innamora di uno di loro, Dzanyu, che ribattezza Hyacinthe, poi di altri. Hanno rapporti. Si meraviglia dell’indifferenza generalizzata della tribù per l’erotismo tra persone dello stesso sesso. Per lui non è così. Sprofonda nella colpa. La sua struttura paranoidea trova il pretesto atteso. Si convince che tutti parlano di lui, ironizzano, raccontano dettagli, lo prendono in giro. Lo dice al suo vescovo, cerca di dedicare a dio le sue “amicizie particolari”. Non funziona. La paranoia diventa una comunità paranoica di nemici che vuole ucciderlo. Percepisce ovunque voci e segnali evidenti di questa cospirazione. Appoggiandosi sui lavori di un suo parente noto ‘alienista’, Prosper Despine, capovolge la paranoia sul suo oggetto: i Dene sono colpiti da « contagion morale », una patologia psichiatrica generalizzata, folie à plusieurs sempre pronta ad esplo- dere in episodi di hystérie arctique, la pibloktoq inuit.

Intanto il suo pensiero costruisce un altro percorso. Si interroga sull’origine etnica dei Dene. Coglie nei loro tratti somatici eviden- ze semitiche. Appoggiandosi su brandelli di frasi di altri esploratori, si convince che i Dene, forse unici tra le popolazioni del Grande Nord, sono Ebrei. L’ultima delle 12 Tribù d’Israele – la Tribù di Dan, una delle due non menzionate dall’Apocalisse – è diventata in qualche modo i Dene. Cerca le prove nelle norme sociali, nelle mitologie, nei riti e cerimonie, nel linguaggio. Ovviamente le trova. L’Antico Testamento, più di rado anche il Nuovo, hanno riscontri puntuali, a volte fino nei dettagli, con le narrazioni Dene, dai tabù alimentari fino al Diluvio Universale, dalle Creazione a Giona e la Balena, dalla cacciata dal Paradiso terrestre alla redenzione dell’umanità da parte del figlio di dio ecc.

Essere Ebrei deve star scritto nei corpi. Petitot insegue nei Dene la presenza della circoncisione e del suo rito. Cerca con gli occhi il pene dei maschi, traccia in altri esploratori osservazioni di conferma. Si convince facilmente. Ma il reperimento della Dodicesima Tribù d’Israele segnala l’arrivo della fine della Storia. La conquista delle anime dei Dene significa un trionfo escatologico. Per vincere la concorrenza sleale dei Protestanti, occorre allearsi con questi decisivi resti di Israele. Occorre rimanere cattolici e farsi ebrei/ Dene, ebrei erranti. Occorre circoncidersi. Glielo chiedono a mezza bocca i Dene (“ancora non sei dei nostri”), e glielo chiede la sua funzione messianica di gestore dell’Apocalisse.

Petitot implora i Dene e i suoi co-missionari di circonciderlo. Non lo fanno, e disperatamente cerca di farlo da solo a varie ri- prese con una pietra tagliente.

di IL CORPO –
– 28 Settembre 2021

Francesca Fini / Cyborg Fatale (2011 – 2021), a cura di Bruno Di Marino, Milano 2021

Questo libro è la presa d’atto di una compulsione alla metamorfosi e all’anamorfosi tramite una creatività artistica avida di ogni mezzo possibile.

L’artista è Francesca Fini, 51 anni, romana. Cyborg Fatale copre gli ultimi 10 anni della sua attività. Viene da dire: della sua vita, tanto è totale e senza resti il percorso che viene raccontato.

La prima cosa che colpisce è la quantità di lavoro svolto. Chi abbia avuto a che fare con Francesca ha sentito la tonalità ascetica del suo modo di fare arte, la devozione a creare senza soste né stanchezze, letteralmente giorno e notte, con una attenzione ossessiva a ogni dettaglio anche minimo, sotto il segno di una autarchia che vuole gestire da sola tutta la scena. Anche quando altri vengono coinvolti, sembrano marginali, semplici protesi

di Enrico Pozzi –
– 19 Settembre 2021

Fernanda ALFIERI, Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma, Torino, Einaudi, 2021

Nel 1834 una giovane ragazza romana, Veronica Hamerani, di famiglia legata alla Chiesa, manifesta i sintomi di una possessione diabolica.

Per accidente, cercando altro, nell’Archivum Romanum Societatis Iesu, Fernanda Alfieri capita sul fascicolo Esorcisazione di Maria Antonina [in realtà Veronica] Hamerani, ritenuta ossessa (1834-1835). Il fascicolo raccoglie alcuni mesi di protocolli dell’osservazione partecipante degli esorcisti seduta dopo seduta, descrive il comportamento di Veronica, corpo, gesti, parole. Racconta le azioni di chi deve liberarla dal diavolo.

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