di Enrico Pozzi –
– 11 Maggio 2014

Si studiano il pene dell’ostrica, del pollo, delle lumache di mare, ma poco le vagine.

Una ricerca  pubblicata su Plos Biology e raccontata sul blog di Nature misura in modo dettagliato il bias.

Su 364 studi sull’evoluzione dei genitali pubblicati tra il 1989 e il 2013, solo l’8% si focalizza sui genitali femminili contro il 48% dedicato ai genitali maschili. Il 44% studia entrambi. Il fenomeno non è vecchio, si rileva anche negli studi più recenti e sembra essere indipendente dall’appartenenza di genere dello studioso. I motivi non sembrano neanche di natura scientifica: la varietà e complessità dei genitali femminili dovrebbe giustificare un interresse pari a quello dei genitali maschili. E allora? Le ragioni sembrano più di sociologia della conoscenza, associate alla costruzione sociale dei topic scientifici. E’ la vita lunga delle rappresentazioni collettive. Ancora agli inizi del ‘700, gli organi sessuali femminili della donna erano considerati una versione interna e imperfetta degli organi maschili. Queste rappresentazioni sono forse ancora sullo sfondo dei protocolli e delle abitudini di ricerca della biologia, e non solo.

 

 

di Enrico Pozzi –
– 5 Maggio 2012

Lunedì 7 maggio a Milano, presentazione del libro di Helga Nowotny e Giuseppe Testa, Geni a nudo. Ripensare l’uomo nel XXI secolo. Ne discutono con Giuseppe Testa, il filosofo ed epistemologo Telmo Pievani e la scienziata Elena Cattaneo, Direttore del Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali – UniStem – dell’Università di Milano. Telmo Pievani ha dedicato al volume una bella recensione su La Lettura:  utile per difendersi dal rischio di “ritrovarsi ammalati di animismo genetico”. 

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