Un film gradevolmente falso. ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED di Laura Poitras. Leone d’oro a Venezia.

Su Nan Goldin.

Le solite mitografie su un’artista (mezza) maledetta. Sesso ad ampio spettro (sì, spettro fatto di spettri), droga, povertà (tempo fa), una community di altri maledetti (veri, e prevalentemente morti – overdose e AIDS). Famiglia perbenista di merda. Sorella suicida. Relazioni distruttive (e distruggenti). La lotta vittoriosa ed eroica contro il Male (l’OxyContin, gli oppioidi, la famiglia Sackler) e per liberare l’Arte dal Male (fuori i Sackler dai musei del Mondo).

(continua)

Soldati, uomini spettri e artisti sciamani, chiamati a commemorarli. Opere macerie estratte dalla collezione del MOMA e rivitalizzate da un setting interpretativo che trasforma le sale bianche del museo in un campo di battaglia. Le pareti diventano fantasmi animati di lame, volti ragni, carne ridotta a geometria di morte. 

Soldier, Spectre, Shaman: The Figure and the Second World War è la mostra. Le immagini che seguono raccontano la sua impronta, le ombre dei fantasmi che mette in scena.  

Shadow of Lee Mullican, Presence, 1955

Shadow of Lynn Chadwick, Inner Eye, 1952

Shadow of Lynn Chadwick, Inner Eye, 1952

Shadow of Maria Martins, The Impossible III, 1946

Shadow of David Hare, Figure waiting in cold, 1951

Unknown Shadow

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 20 ottobre 1854, 161 anni fa, nasceva a Charleville Arthur Rimbaud, il più grande poeta dell’età contemporanea. Leggerlo è stata ed è un’esperienza fondamentale della mia vita.

Le parole su di lui sono tutte consumate: il Voyant, il «poète maudit», l’addio definitivo alla poesia a 20 anni, i mille mestieri in giro per il mondo, il mercante d’armi e d’altro in Africa, la morte a 35 anni ecc ecc: tutto il falpalà eroico-negativo che rassicura i filistei. Allora meglio il diciottenne in fuga a Londra con Paul Verlaine (che per lui lascia la moglie). Sopravvivono rifugiati nelle case degli esuli della Comune di Parigi, si amano, si odiano, si feriscono a rivoltellate: una «Saison en enfer». Ironicamente, dimentichiamo i battelli ebbri, le vocali e le illuminazioni. Dedichiamoci all’Album Zutique, agli Stupra, al Sonnet du Trou du Cul: roba seria, parola antiestetica che viene dal profondo del corpo, e dunque iperestetica.

Il più intenso monumento a Rimbaud lo ha costruito David Wojnarowicz, un prostituto attivo per qualche anno a Times Square,(continua)

 

Domenica pomeriggio di sole al MART, Rovereto. 

Arrivo da lontano per vedere la mostra di El Lissitzky. Pubblicità a pagina intera sull’inserto Cultura del Sole 24 Ore, lanci redazionali e la foto del bacio russo dappertutto. La mia ragione è Il costruttore del 1924, forma/figura umana del costruttivismo russo. Non può non esserci.

Parcheggio facile e vuoto. La grande Cupola trasparente della simil-Piazza interna. Un muro poderoso sbarra la vista delle montagne, la cosa più bella che Rovereto ha da mostrare. L’altrimenti grande Mario Botta pensava alle cose sue quando ha fatto il progetto.(continua)

Dopo anni di indifferenza, finalmente alla Fraenkel Gallery di San Francisco una mostra importante per le foto di Peter Hujar, la prima abbastanza completa dopo le retrospettive del 2005 al Moma PS1 (Brooklyn), e allo Institute for Contemporary Arts (Londra) nel 2007.

Morto di Aids a 53 anni, Peter Hujar è stato uno dei grandi protagonisti della vita artistica dello East Village newyorchese negli anni ’70 e ’80. Mentore di alcuni, conosciuto da tutti, amato e/o odiato da molti, ha costruito un universo iconico forse unico in quel periodo per rigore formale e tematico. Corpi: soprattutto di uomini del popolo gay del Village (continua)

Sequential waves of stickers bearing a Jim Jones’s photo have been flooding many squares and streets in downtown Rome.

Reverend Jim Jones was the founder, and the terminal angel of death, of the People’s Temple, a Californian sect-church which committed suicide with a cyanide-laced soft drink on November 18, 1978. The ritual of self-destruction took place in a rural community the Temple had created in the heart of the jungle of Guyana, and had aptly named Jonestown: 908 dead, including at least 200 children, plus a few others slain and suicidal at the church site in Georgetown.(continua)

Perilous Task of  Innovation in a Digital Age  [di Margaret Sullivan, New York Times, http://nyti.ms/19MQceA

Crociere, native advertising e multimedia storytelling: il programma di sopravvivenza del New York Times.

 

Pictures of a Day Lodged in Memory [di Holand Cotter, New York Times, http://nyti.ms/178Jvpx]

L’International Center of Photography di New York dedica una mostra alla morte di JFK in occasione del cinquantenario. La “morte del re” che non si dimentica, non solo in America. 

 

Calendar: Coming Events in New York, Edinburgh; Albuquerque [di Holand Cotter, New York Times,  http://nyti.ms/19M8VH0

Il festival di storytelling di Edimburgo rilancia la figura del menestrello, del narratore viandante e pellegrino. Il nesso tra narrazione, straniero e viaggio è tra i più interessanti da esplorare. Dal 18 al 27 ottobre.

 

A Palazzo Strozzi le radici del modernismo russo. Da Kandinky a Malevic 179 tra dipenti, sculture, oggetti

L’educazione siberiana. Riti sciamanici e spiritualità indiana. Così l’avanguardia guardava a Oriente  [di Marco Gasparetti, Corriere della sera, p.34]

Una mostra che sembra rilanciare gli sguardi ibridi: storici, artistici, etnografici. A Firenze dal 27 ottobre al 19 gennaio. 

La fotografia nell’era degli smartphone sfida la memoria

L’autoscatto del presente. Fenomenologia e ubiquità del “selfie”. Vincono (forse) vanità e banalità che però colgono lo spirito del tempo   [di Gianluigi Colin, La Lettura, p. 2] 

L’autoscatto con lo smartphone: specchio permanente e puntiforme di un’identità che altrimenti sfugge nella fluidità delle relazioni e degli schemi corporei. Come sono veramente me lo dice l’autoscatto. L’autoscato è un simulacro che dice un’assenza come nel  Ritratto dell’amante.  Oppure è il tentativo di vedere l’invisibile che siamo, come nel Fotografare l’inconscio.

 

 

Urs Fischer per il Corriere della Sera [La Lettura, Copertina] 

 

In tech we trust   [di Simon Kuper, Financial Times, 7 settembre]  

Il 7 settembre mi era sfuggito (non era domenica….). Un tweet perfetto: “Instead of developing a policy to solve a problem, people now develop an app“. 

 

 

 

 

 

 

 

Walt Disney plasma e alimenta l’immaginario contemporaneo sugli animali con la stessa intensità dei bestiari nel medioevo. L’animale, anche il più selvaggio o lontano, diventa umano: ama, odia, soffre, gioisce, soprattutto parla, è portatore di una lezione, di una morale, di un significato, come nei bestiari.

Ma cerca il Re Leone il turista che si avventura in super costosi safari? Oppure vuole e vive un’esperienza diversa? Qual è l’immaginario dell’animale e della wilderness che caratterizza il safari?

Il safari turistico non si distingue molto dal safari di caccia, anche se i due pubblici amano percepirsi e rappresentarsi in modo antitetico e spesso antagonista.(continua)

Palazzo delle Esposizioni, 7 gennaio. Sole stupendo fuori.

Dentro, due mostre sull’URSS in contemporanea: Realismi socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970, e Aleksandr Rodčenko.

Bel contrappunto: ottima mostra di prevalente ciarpame artistico, la prima; e pessima ambigua mostra di alcune belle cose, la seconda.

Realismi socialisti è la storia estetica di un disastro storico-politico: in questo senso, autentico realismo suo malgrado.(continua)