Da qualche anno nel linguaggio aziendale e nei progetti di “responsabilità sociale” si va affermando la parola diversity, talvolta, non sempre, accompagnata da inclusion.
La diversity più conosciuta e riconosciuta è la gender diversity, ma non è sola, se ne aggiungono progressivamente altre: di orientamento sessuale, di religione, di età, di dieta! Arrivano in forza i diversity manager pronti ad individuarne il più possibile! Il tutto per una buona causa, riconoscere “i diversi” per garantire pari accesso o semplicemente “includerli”. Purtroppo però diversity è una di quelle parole trappola che si trasformano sottilmente nel proprio contrario. Ecco 3 buoni motivi per liberarcene il prima possibile.