di Enrico Pozzi –
– 5 Settembre 2013

Kulusuk, East Greenland. 210 abitanti, almeno 400 cani da slitta, gli iceberg a ridosso del porticciolo.

S., una bambina di 6 anni, cammina con la sorella e i genitori. Un neonato in braccio ad una donna piange senza tregua. La madre di S. si chiede a voce alta: “poverino, chissà perché piange così”. S., pensosa: “È appena nato e non sa dov’è”. Il senso, l’avventura, la libertà e il dramma della socializzazione condensati in una frase di bambino.

Siamo nati da troppo tempo e pensiamo troppo di sapere dove siamo. Partiamo per terre lontane e verso disagiate ultime Thule perché speriamo di non saper più dove siamo, almeno per un attimo, e dunque – per un attimo – di poter rinascere, tabule rase, viaggiatori finalmente senza bagagli.

di Enrico Pozzi –
– 4 Settembre 2013

Nella Nordic House, all’interno del Municipio di Reykjavik, sul Pond, una potente mostra fotografica presenta 61 volti di partecipanti ai Gay Pride del 2011 e 2012, Nuuk, Groenlandia. Le foto sono di Jurgen Chemnitz, nell’ambito del progetto Gay Greenland. Questa mostra ne è la prima manifestazione su scala mondiale, e la prima rappresentazione forte dell’omosessualità nel Grande Nord che va dagli Inuit alaskani a Nunavik, dalla Groenlandia fino ai confini del mondo Sami.

Sono ritratti in primo piano. Come tutti i ritratti, il volto costruisce la rappresentazione condensata della propria identità psicologica e sociale.

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