A proposito di Adolfo TURA, Breve storia delle macchie sui muri. Veggenza e anti-veggenza in Jean Dubuffet e altro Novecento, Monza, Johann & Levi, 2020
Le macchie sul muro sono figlie del caso. Non si fanno ‘apposta’ macchie sul muro. Non sono opere, non hanno autore. O meglio, hanno autori involontari, qualche volta umani, spesso molteplici, altre volte processi naturali, fenomeni senza padrone, incidenti di varia natura. Sono residui di cose avvenute chissà quando, imperfezioni, sovrapposizioni casuali, reperti caotici di progetti incompiuti, rovine. Il vento, il sole, la pioggia, chi pulisce, chi passa, ognuno lascia la sua traccia e costruisce e modifica la macchia. Per finire, le macchie sul muro sono macchie, l’imperfetto, lo sporco, l’impuro, l’ibrido.
Nella sua breve Vita di Piero di Cosimo, Vasari lo descrive un essere di confine, “uomo più tosto bestiale che umano”, cultore del caos come prodotto informe della “natura”: “Non voleva che le stanze si spazzassino, voleva mangiare all’ora che la fame veniva,
Rinasce Forza Italia, Berlusconi ripete il discorso del ’94 [Repubblica TV, 16 novembre]
Nel giorno della rifondazione di Forza Italia, Berlusconi reitera il mito fondativo delle origini: il discorso del 1994, quelle parole icona che custodiscono il carisma che il suo corpo non riesce più a garantire, se non nella forma sacrificale del corpo malato/immolato per il gruppo. Roger Callois, in L’Homme et le Sacré, racconta la festa rituale come reiterazione del mito delle origini: età dell’oro di ogni carisma, precedente a ogni strutturazione nel mondo sociale secondo classificazioni e regole istituite, opposta al tempo storico che è “ordine, forma e sistema di interdizioni”. Ma in che misura la reiterazione funzionerà, abolendo simbolicamente il tempo storico della crisi e ricostituendo il tempo mitico del sogno? O Berlusconi è già un fantasma, come gli sticker di Jim Jones che circolano a Roma? Può aiutare rileggere un’analisi del discorso del 1994: Il discorso di Berlusconi e il sogno di R., che cercava di riprodurre le dimensioni chiave del dispositivo onirico-carismatico nascente.
Da vedere in Europa [la Repubblica, 17 novembre, p. 47]
Il surrealismo e il sogno, Thyssen-Bornemisza Museum, Madrid, fino al 12 gennaio.
La “vitalità senza fine” del surrealismo si impossessa dell’Europa. Dopo Parigi, anche Madrid ci porta sulle tracce dell’inconscio.
La crittografia difende la nostra privacy, ma è una resistenza sempre più debole [di Fabio Chiusi, La Lettura, 17 novembre, p. 10]
Criptare non è solo un problema tecnologico o uno strumento di “ribellione” di hacker e sottoculture digitali. Deve diventare un nostro diritto primario, per il quale cercare e rivendicare strumenti accessibili e di massa, perché per ora, di massa, è solo il controllo. Per iniziare possiamo cominciare e sostenere l’attività di Dark mail, perché finalmente anche dark, criptato, privato, invisibile diventino parole socialmente desiderabili e non solo open data e trasparenza.