Il dialogo di Cronenberg con la Venere di cera: vedere il sotto la pelle

Milioni di video e foto online alimentano la riproduzione digitale permanente e quotidiana dei nostri corpi. Al lavoro, al sole, in palestra, occhi, piedi, nasi, gambe, corpi sani, corpi malati. Non sfugge nulla o quasi.  C’è infatti una zona d’ombra in questa ossessione iconica che ci racconta ogni giorno: manca quasi del tutto ciò che siamo sotto la pelle.

Ma siamo qualcosa sotto la pelle? C’è ancora un’identità nelle viscere? La ricerca scientifica ci dice che il nostro intestino è un secondo cervello, però non ci viene in mente di condividerne l’immagine. Fa eccezione l’utero nell’ecografia delle gravidanze. Dal dentro portiamo fuori in pratica quasi solo il cuore, che rappresentiamo in tutte le forme. Difficile incontrare qualcuno con un ciondolo a forma di stomaco.

Dal 24 marzo al 17 luglio, la Fondazione Prada a Milano propone la mostra Cere anatomiche. La Specola di Firenze / David Cronenberg, rivelando un modo molto diverso di rappresentare identità, seduzione e organi interni.

Il linguaggio filmico di Cronenberg si confronta con le cere femminili settecentesche del Museo di Storia Naturale ‘La Specola’ di Firenze.  In un’intervista a La Lettura del Corriere della Sera, Cronenberg cita il ginecologo Mantle del film Inseparabili del 1988: “Dovrebbero fare dei concorsi di bellezza anche dell’interno dei corpi” e commenta: “Sono parole che mettono in discussione il nostro comune senso estetico che ci fa guardare un corpo solo soltanto in superficie, disprezzando quello che c’è dentro, un atteggiamento sbagliato soprattutto ora che i raggi X, la risonanza magnetica e gli altri strumenti di diagnostica ci permettono una diversa percezione anche estetica del corpo”.

In realtà, la storia iconografica del sotto la pelle mostra come proprio gli strumenti di diagnostica abbiano segnato un cambiamento radicale nella nostra percezione dell’interno, progressivamente separato dal corpo e ridotto a oggetto di intervento medico-scientifico.

Il Corpo l’ha raccontato nella mostra online Sotto la Pelle. Tra Oriente e Occidente, che ricostruisce la progressiva separazione di organo e corpo, sguardo estetico e sguardo medico, dalle tavole anatomiche e artistiche rinascimentali alla prima radiografia.

Dice Behrens a Joachin, nella Montagna Incantata di Thomas Mann durante una delle prime radiografie: “E non mi venga a dire che è stanco! Le daremo una copia in omaggio  con la quale potrà proiettare sul muro i segreti del suo petto fino ai figli e ai nipoti”!  Siamo  agli inizi del ‘900 e la possibilità di mostrare e riprodurre l’interno del corpo suscita stupore e pudore al tempo stesso.

A nessuno di noi oggi viene in mente di incorniciare la radiografia del proprio polmone, che diventa significativo solo nel momento in cui si ammala, come se il sotto la pelle fosse diventato un alieno sopito e pronto a risvegliarsi per rompere l’equilibrio integro della pelle. La Venere di Susini del ‘700 ci appare quasi pornografica e oltraggiosa nell’esibizione seduttiva dei suoi organi interni e ci fa riflettere su quanto l’interno del corpo sia diffuso nei film,    Cronenberg incluso, soprattutto come horror.  Un immaginario lontanissimo dalle tavole anatomiche cinquecentesche in cui il sotto la pelle è inserito in paesaggi arcadici, fra elementi architettonici classici ed elementi mitologici.

Rilanciare uno sguardo estetico sul nostro sotto la pelle, sottraendolo allo sguardo estraniante della medicina o distruttivo dell’orrore, può servire forse anche a recuperarlo come una componente chiave della nostra soggettività.

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