In Memoriam. Per Daniele Del Giudice.

Morto l’altro ieri Daniele Del Giudice, a 72 anni, di Alzheimer.

L’avevo conosciuto una vita fa, letteralmente. Stava come me in un collettivo del Manifesto, il Collettivo Tor de’ Cenci. Occhialetti metallici, sguardo diafano. Esprimeva in qualche modo una altrimenti inesprimibile tensione che lo mangiava dentro.

Scriveva recensioni per Paese Sera. Brevemente amici. Vivevo una svolta della mia vita, e ancora non avevo capito quanto era una svolta senza ritorno. Con lui se ne parlava senza dirne mezza parola.

Poi ognuno se ne andò per la sua strada.

Lessi anni dopo Lo Stadio di Wimbledon. Riguardava Bobi Bazlen. Bello. Pensai per un momento di ricontattarlo ma ero ‘altrove’.

Non era il grande scrittore che adesso un classe intellettuale in cerca di eroi morti gli sta cucendo addosso. Era un bravo scrittore, appassionato e seriamente intenso.

Non parlo mai qui di cose personali, ma a quel Daniele e a quel momento della mia vita ho sentito di doverlo.

Adesso sicuramente Einaudi ripubblicherà un po’ di cose sue, e forse ne leggerò qualcuna. Un atto dovuto da molto tempo e da lontano.

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