Il 31 ottobre 2014 la Corte d’Appello assolve i medici e le guardie carcerarie imputati per la morte di Stefano Cucchi, il giovane romano fermato per spaccio e deceduto in ospedale durante la custodia cautelare.
Immediata mobilitazione dei social media. Utilizzando la Search API di Twitter abbiamo raccolto 110.715 mila tweet che citano Cucchi e #Cucchi dal 29 ottobre all’11 novembre.
Diversi corpi abitano questi messaggi. Il primo è quello martoriato da lividi e malnutrizione, essiccato dalla violenza delle istituzioni, esibito come body of evidence dalla sorella e dal popolo di Twitter.
Il Corpo del potere politico è ridotto a Corpo di Polizia, divisa e manganello. Per Twitter la sua unica voce è il Sindacato Autonomo di Polizia, con i suoi attacchi alla famiglia del defunto. Oppure quella, vituperata, del Senatore Carlo Giovanardi, ironico fratello gemello di Daniele Giovanardi, presidente della Confraternita della Misericordia.
Sullo sfondo la periferia romana di Tor Pignattara, zona liminale tra il centro anomico della metropoli e la pseudo-Arcadia degradata della campagna, teatro di difficili convivenze e tensioni esplosive. In questo scenario distopico si raccoglie una comunità eterogenea di rapper, grillini, centri sociali, fumettisti, blogger, ma anche personalità mainstream dello spettacolo e della politica. Un aggregato che vede nella faccia di Cucchi – il Body Natural – lo specchio della faccia autentica dello Stato, del Body Politic.