Strategie per gestire (in)felicemente la catastrofe. (2) Corpo mistico di Berlusconi, terremoto e 25 Aprile

"Non dormo da 44 ore". Il corpo cristomimetico del morto vivente prende in se stesso la sofferenza del mondo

 

La notte del 6 aprile una parte dell’Abruzzo crolla per una serIe di scosse di terremoto. Il 7 aprile Berlusconi dichiara: ” sono a pezzi, è una cosa che dà angoscia. Non dormo da 44 ore”.

Il corpo del leader carismatico riflette e condensa il corpo della nazione. Il corpo dell’Italia è stato aggredito dalla catastrofe, il corpo di Berlusconi non può essere da meno, ed è “a pezzi” come a pezzi sono gli edifici che gli Italiani vedono in tv.

Questa simmetria non è una volgare strategia di comunicazione. Essa esprime il nodo corporeo della leadership carismatica. Nella maggior parte dei casi, il corpo del capo carismatico non è solo il suo corpo, ma è un corpo mistico, cioè forma e figura del corpo sociale. Secondo la logica carismatica, corpo del capo e corpo del gruppo vivono destini paralleli. Le vicende del primo al tempo stesso esprimono e determinano le vicende del secondo. Se il corpo del capo si ammala, allora anche il corpo del gruppo entra in sofferenza. Se il corpo del capo muore, il gruppo rischia la disgregazione, che è la forma sociale della morte.

Naturalmente vale anche il contrario. Se il corpo del capo è forte e vivo, allora anche il corpo della nazione lo è: questo perché i due corpi si riflettono reciprocamente e sono ciascuno testimone e verità dell’altro. Ma anche perché, in modo più sottile, ciascuno si sente causa dell’altro.

Confusamente l’inconscio sociale pensa che il capo è potente nel suo corpo perché il gruppo lo è e gli dà potenza. Ma pensa anche che il capo gli restituisce la potenza che riceve, e che dunque la propria potenza di gruppo discende dalla Potenza che abita il corpo del capo. Il capo pensa la stessa cosa: il gruppo è potente perché il corpo del capo è carico di Potenza anche in forma fisica e gliela trasmette. Ma la Potenza del capo a sua volta è una emanazione incarnata della potenza del gruppo.

Cosa sia questa ‘potenza’ ce lo dicono Max Weber, Durkheim e il frontespizio del Leviatano di Hobbes. Il corpo del capo verifica il suo carisma, ne è una prova tangibile. Ma la potenza del gruppo è la sua compattezza, la sua coesione sociale, il fatto che la disgregazione anomica non lo sta indebolendo e distruggendo.

Per il corpo del capo in quanto corpo mistico, e per il corpo del gruppo, la malattia e la morte significano il discompattamento del tutto in una somma di parti che si sfaldano. Morti, i due corpi sono discoesi, uno che si sgretola in una giustapposizione di molti. Come il corpo di Giacomo I Stuart quando il corpo sociale è disgregato dalla guerra civile. O come il corpo/testa di Mussolini nello straordinario manifesto dell’ex-Bauhaus Xanti Schawinsky. La politica, che vive di conoscenza spontanea dell’immaginario sociale, lo sa bene.

Frammento del frontespizio del Leviatano di Hobbes. Il Re corpo mistico che si compone dei suoi sudditi.

 

Dialettiche dell'illuminismo. Il razionalismo Bauhaus di Xanti interprete partecipe del demoniaco carismatico. Manifesto per il referendum del 1934.

Vale anche il contrario. Forte del suo carisma e delle sue weberiane “virtù straordinarie”, il potente corpo del capo carismatico può restituire  compattezza e coesione al corpo sociale parzialmente disgregato dall’anomia, che si tratti di crisi o di catastrofe. Nella ‘figura’ di Hobbes, il Re ripristina nella necessaria unità fisica del proprio corpo vivo il corpo della nazione lacerato dalla guerra illimitata di tutti contro tutti. Il corpo naturale del capo guarisce il sociale. è il Re taumaturgo di Marc Bloch.

Storia vecchissima e recente. Per esempio le agonie interminabili di Burghiba, Franco, Tito, che non potevano mai morire per paura che la loro fosse anche la morte di una nazione, e per l’ex-Iugoslavia lo fu. Oppure le lotte intorno ai cadaveri dei potenti, per costringerli a salvaguardare ancora come uno scrigno il corpo politico di cui erano l’espressione: i corpi rubati, manipolati, mummificati di Mazzini, Mussolini, Evita Peron, Lenin, Abramo Lincoln e infiniti altri. I corpi di cui è stata negata a lungo la morte: da Hitler a Jim Jones. I corpi mai morti e senza pace delle star, che sono la forma postmoderna del carisma: Elvis Presley, Marilyn Monroe, Lady Diana ecc.

Berlusconi incarna tutte queste funzioni e ‘figure’ del corpo carismatico. A pezzi come a pezzi letteralmente è parte dell’Abruzzo. Ma anche vivo, e dunque non sopraffatto dalla distruzione, che anzi bonifica tramite la Potenza carismatica che lo abita. Berlusconi che prende su di sé il sociale e il mondo a pezzi, e lo risana tramite se stesso. Era già stato ripetutamente taumaturgo. Di se stesso, guarendosi dal proprio cancro. Di altri, per esempio resuscitando dal coma un ragazzo. Ora guarisce la realtà e il corpo sociale aggrediti dal Male.

Il corpo-miracolo del capo

Il corpo miracolato dal capo

Il culmine di questo corpo mistico-taumaturgico del capo è il 25 aprile. La condensazione simbolica è geniale: Berlusconi si reca nel paese più distrutto dal terremoto, Onna, che a sua volta aveva subito una strage nazista. Lì ripristina l’unità della nazione trasformando le ‘divisioni’ del 25 aprile “festa di parte” in una festa di tutti. Il risanamento del luogo dove il terremoto ha disgregato di più diventa contemporaneamente il risanamento della nazione lacerata dalla “guerra civile”. Tramite Berlusconi terremoto e lacerazioni della memoria collettiva si sovrappongono, e trovano una ricomposizione parallela. Colui che guarisce il terremoto nel suo culmine guarisce anche il corpo sociale in guerra con se stesso, e lo fa assorbendo in sé  il suo Nemico, la festa della Sinistra. La festa può essere di tutti perchè Berlusconi, come il corpo del frontespizio di Hobbes, è tutti. Il capo assorbe tutto ciò che disgrega e divide –  il Male – e lo risolve tramite il suo corpo mistico in una unità che coinvolge la Natura e la Storia, cioè tutto.

Ovvero il volto demoniaco del potere. Con il povero patetico Franceschini a correre qua e là per l’Italia del 25 aprile in nome in nome di un pallido Logos, e della politica come Ragione.

Please follow and like us: