Tag: donna

di enricopozzi –
– 1 Ottobre 2025

La bravissima performer artist e docente Marta Jovanovic organizza anche quest’anno il consueto Performance Cluster del Dipartimento di Arti Visive del RUFA-Rome University of Fine Arts, in collaborazione con Elise Morrison e con la Yale University.

Il tema è cruciale per tutti noi, e sta già tutto nel titolo del libro di Elise Morrison (Discipline and Desire: Surveillance Technologies in Performance Art, 2016).

5 giorni di performance di 9 artiste internazionali. Al centro una domanda esigente. Come possono le artiste incrinare e ripensare le strutture dominanti della disciplina e del desiderio? In che modo le tecnologie di sorveglianza possono diventare strumenti di comunicazione reciproca, invece che di controllo unilaterale?

Attraverso azioni sospese tra rischio e libertà, queste donne trasformano le tecnologie che ci osservano in strumenti artistici paradossali percorsi da un dubbio ironico: chi sorveglia chi?

La presentazione e il programma qui: https://www.unirufa.it/eventi/performance-cluster-2025-discipline-desire-surveillance/

1-5 ottobre, MAXXI Corner, Via Guido Reni, Roma. Ingresso libero.

 

di Enrico Pozzi –
– 3 Settembre 2023

Fernanda ALFIERI, Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma, Torino, Einaudi, 2021

Nel 1834 una giovane ragazza romana, Veronica Hamerani, di famiglia legata alla Chiesa, manifesta i sintomi di una possessione diabolica.

Per accidente, cercando altro, nell’Archivum Romanum So- cietatis Iesu, Fernanda Alfieri capita sul fascicolo ffsorcisazione di Maria Antonina [in realtà Veronica] Hamerani, ritenuta ossessa (1834-1835). Il fascicolo raccoglie alcuni mesi di protocolli dell’os- servazione partecipante degli esorcisti seduta dopo seduta, descri- ve il comportamento di Veronica, corpo, gesti, parole. Racconta le azioni di chi deve liberarla dal diavolo. Registra i diversi pareri e strategie, le risonanze esterne, i dubbi (è posseduta? sta recitando? è malata?), l’impotenza di fronte alla sua sofferenza, l’inefficacia delle procedure codificate messe in atto.

Di archivio in archivio, troverà poco dopo (Biblioteca Naziona- le di Roma) i quaderni manoscritti del gesuita Francesco Manera, il suo diario dei primi mesi della vicenda di Veronica.

Da queste due fonti Fernanda Alfieri costruisce la microstoria di una possessione.

di Francesco Dimitri –
– 5 Giugno 2023
       Albrecht Dürer, Le Quattro Streghe (1497)

La Strega è nuda.

Nella Villa dei Misteri a Pompei è rappresentata l’iniziazione di una fanciulla in un culto misterico. A iniziazione avvenuta, dopo essere morta e risorta, la fanciulla danza felice, divina – e nuda.

Nei rituali iniziatici accadeva spesso di spogliarsi. Il più importante storico della stregoneria in attività, Ronald Hutton, ha osservato che, al di là di questi riti, la nudità è rara nella pratica religiosa, ma è comune in quella magica – e, possiamo aggiungere, un’iniziazione misterica unisce le due.

Un incantesimo di folk magic inglese richiede che una donna che non riesce ad avere figli vada nel suo orto nuda la vigilia di Mezza Estate. O, se una donna volesse avere una visione del suo futuro marito, potrebbe fare di peggio: andare a correre nuda

di nelson hilton –
– 17 Maggio 2023

« I neonati popperanno gli occhi bagnati delle loro madri » dice lo shakespeariano Duca di Bedford nella Prima Parte dell’Enrico VI, v. 50. Bedford prevede gli anni miseri che seguiranno la morte del re e aggiunge, sviluppando l’immagine, che l’Inghilterra « sarà nutrita di lacrime salate ». È la metafora dell’occhio/capezzolo e del volto/seno, studiata per la prima volta da Renato Almansi nel suo articolo « The Face-Breast Equation »1. Almansi si basa a sua volta su ricerche precedenti.

Nel 1938 lo psicoanalista viennese Otto Isakower aveva pubblicato «A Contribution to the Patho-Psychology of Phenomena Associated with Falling Asleep »2, l’articolo classico che identifica il cosiddetto « fenomeno Isakower ». Nella successiva descrizione di un ricercatore, questo evento ipnagogico

è caratteristicamente ricordato o rivissuto dall’individuo come la sensazione visiva di una grande massa pastosa e nell’ombra, di solito rotonda, che si ingrandisce avvicinandosi sempre più al suo viso e si gonfia fino a raggiungere dimensioni gigantesche minacciando di schiacciarlo, per poi ridursi gradualmente e allontanarsi. Spesso si ha la percezione indistinta di una forma violacea simile all’area del capezzolo del seno. La massa che si avvicina sembra diventare lentamente parte di lui, oscura i confini tra il suo corpo e il mondo esterno e sfoca sempre più il suo senso di sé. Tutto ciò è tipicamente accompagnato da sensazioni di ruvidità tattile sulla pelle e all’interno della bocca e da un sapore lattiginoso o salato in fondo alla gola. Spesso si avvertono sensazioni di galleggiamento o di perdita di equilibrio. Altro aspetto interessante: alcuni individui ricordano di aver prodotto volontariamente l’esperienza o di averla prolungata.3

Seguendo Freud, Isakower sostiene che « quando ci addormentiamo, l’Io ritrae il suo interesse e i suoi investimenti dal mondo esterno » [336]. Questo ritiro graduale permette la « rinascita di atteggiamenti dell’Io molto precoci », e Isakower asserisce che i fenomeni da lui riportati rappresentano impronte di « immagini mentali di suzione del seno materno e dell’addormentarsi al seno una volta soddisfatti » [341]. Hilda Doolittle offre un possibile analogo del fenomeno quando parla dell’esperienza apparentemente allucinatoria che descrisse a Freud come « la sensazione trascendentale dei due globi o dei due semiglobi trasparenti che mi racchiudevano ». Il saggio di Isakower non era ancora stato pubblicato e Freud evidentemente acconsentì alla supposizione della poetessa di essere tornata al grembo materno in « una qualche forma di fantasia prenatale »4.

Bertram Lewin, in una serie di articoli pubblicati tra il 1946 e il 1953, ha discusso il fenomeno Isakower in relazione a quello che ha chiamato « lo schermo del sogno » e anche « la classe dei sogni vuoti ». Per Lewin, « lo schermo del sogno » costituisce un elemento visivo nel conglomerato isakoweriano di allucinazioni visive e non visive relativamente informi. Come suggerisce il nome, lo «schermo del sogno » di Lewin è lo sfondo su cui il sogno proietta le sue immagini: « È piatto o quasi, come la superficie della terra, perché è geneticamente un segmento dell’ampia rappresentazione dell’emisfero mammario elaborata dal bambino »5. La terza categoria di Lewin, la classe dei sogni vuoti,      [……..]

di IL CORPO –
– 10 Aprile 2023

rené magritte, LE VIOL (1934-1945)

la vecchia giovane Baubo dagli occhi-seno

seni di maschio

occhio capezzolo in erezione

Medusa scudo occhio pietrificante

DALL-E e l’occhio capezzolo spermatozoo

di IL CORPO –
– 15 Marzo 2023

La rivista esiste dal 2009 ed è stata plasmata dall’influenza di Judith Butler e Monique Wittig. Diversi numeri sono di grande interesse. Tutti i fascicoli online, liberamente scaricabili.

Per il numero che uscirà nella seconda metà di quest’anno, le curatrici propongono il tema di una ritraduzione concettuale della etereosessualità in eteronormatività. Le ragioni della proposta sono presentate in dettaglio nello appel à contribution qui: https://journals.openedition.org/gss/1284

A IL CORPO il linguaggio pare poco trasparente, più di identità e appartenenza  al  ‘noi’ che di apertura all’esterno. Ma il gruppo è serio, francofono e non solo francese. La scadenza per le proposte è molto vicina.

 

di Enrico Pozzi –
– 24 Settembre 2022

M. BETTONI POJAGHI, L. CAPOCACCIA, A. CIOCCA, F. M. FERRO, M. RIZZO

“Un’altra volta, ancora”. Nuove riflessioni su Ellen West, Roma, 2013

Pochi ma potenti fantasmi carsici di donna scandiscono la storia della psicoanalisi e dintorni. Anna O., Emmy von M., Lucy R., Elizabeth von R., Dora, l’Aimée. Acronimi zavorrati progressivamente con nomi anagrafici e biografie: Bertha Pappenheim, Fanny Louise von Sulzer-Wart, Ilona Weiss, Ida Bauer, giù fino a Marguerite Anzieu.

Ellen West sembra avere un nome e un cognome, ma sono falsi. Li ha inventati L. Binswanger nel 1944 per produrre la sua narrazione di questa giovane tedesca, sua paziente per meno di 3 mesi a Kreuzlingen, suicida nel 1921 a 34 anni. Più di altre, Ellen West è rimasta fantasma, senza un nome vero. Solo un tessuto di narrazioni incrociate: le sue, quelle del marito, di Binswanger, degli altri che l’hanno avuta in cura, degli esegeti e ricercatori successivi – mi veniva da dire: inquirenti… Una vita palinsesto scritta da molti co-autori, ognuno dei quali ha riscritto pro domo sua le narrazioni degli altri e per gli altri, a partire dalla stessa presunta coautrice principale, Ellen West, il suo diario, le sue lettere.

Tre mesi, un suicidio, 23 anni per poter scrivere Der Fall Ellen West1, l’ur-palinsesto polifonico al quale numerose altre voci si sono poi aggiunte: scrivendo, riscrivendo, cancellando, interpolando, aggiungendo, interpolando, grattando via, falsificando, fino a produrre quel testo composito e incompiuto che è per noi allo stato attuale la narrazione di |Ellen West|.

Un’altra volta, ancora promette nel sottotitolo Nuove riflessioni su Ellen West. È vero: un’altra volta, ancora, per questa narrazione interminabile. Ed è vero anche quel «nuove», ma prodotto dalla struttura del libro più che dai singoli diseguali contributi.

Il volume affronta Ellen West nell’unico modo euristicamente fecondo. Ellen West non è un esempio di una qualche casella nosografica da identificare, ma un «fatto sociale totale»2 (Marcel Mauss), un «universale singolare » (Sartre, Pozzi)

di Enrico Pozzi –
– 19 Settembre 2021

Fernanda ALFIERI, Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma, Torino, Einaudi, 2021

Nel 1834 una giovane ragazza romana, Veronica Hamerani, di famiglia legata alla Chiesa, manifesta i sintomi di una possessione diabolica.

Per accidente, cercando altro, nell’Archivum Romanum Societatis Iesu, Fernanda Alfieri capita sul fascicolo Esorcisazione di Maria Antonina [in realtà Veronica] Hamerani, ritenuta ossessa (1834-1835). Il fascicolo raccoglie alcuni mesi di protocolli dell’osservazione partecipante degli esorcisti seduta dopo seduta, descrive il comportamento di Veronica, corpo, gesti, parole. Racconta le azioni di chi deve liberarla dal diavolo.

di IL CORPO –
– 31 Agosto 2017

8 settembre a Messina. Un convegno che sembra molto interessante, un tema denso. Mi dispiace di non poterci andare. Sorpreso dalla mancanza di riferimenti a Ingeborg Bachmann. Poche donne, e pochi, hanno più intensamente lavorato sul confine e sul confino (il suo omologo) nella poesia del Novecento. 
La rivista IL CORPO ha raccolto due anni fa alcuni suoi frammenti in Ingeborg Bachmann, Variazioni sul confine, 4/2015.

di Enrico Pozzi –
– 15 Ottobre 2016

Fino al 18 Novembre, una bella mostra a Roma: I fiori del male – Donne in manicomio ai tempi dei fascismo. Il manicomio è quello di Sant’Antonio Abate, al centro di Teramo, chiuso nel 1998. Le donne sono quelle condensate in frammenti vari di biografia: foto, cartelle cliniche, lettere ecc. Materiali raccolti da Anna Carla Valeriano, della Fondazione Università degli Studi di Teramo, proprietario dell’Archivio dell’Ospedale. Il commento è a volte semplicistico, come per es. sul rapporto tra fotografia manicomiale e fisionomica lombrosiana, e altre volte più articolato, lontano dagli stereotipi facili sulla istituzione manicomiale come mera segregazione sociale.

Una buona intervista alla curatrice qui: http://www.vice.com/it/read/annacarla-valeriano-intervista-donne-manicomi-fascismo?utm_source=vicefb

 

Torneremo sulla mostra e sul precedente volume della curatrice nel nostro Diario paranoico-critico.

 Casa della Memoria e della Storia di Roma, Via di S. Francesco di Sales, 5, 00165 Roma (chiuso, purtroppo, il sabato e la domenica!)

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