13 Dic La psicoanalisi italiana torna a scoprire (timidamente) l’antropologia. Un Workshop a Roma.
Oggi e domani a Roma, il Workshop Vivere/Sopravvivere presso la sede romana della Società Psicoanalitica Italiana, in via Panama 48. Tema ambizioso, anche se espresso in termini atrocemente astrusi (per carità forse cristiana non riproduciamo qui la presentazione). Tema autoriflessivo: la Spi stessa è sospesa tra sopravvivere in nicchie sempre più rattrappite, o correre il rischio della vita all’aria aperta, comprese le correnti d’aria, in un rapporto dinamico con il fuori, l’altro, le altre forme di pensiero, i cambiamenti sociali, le punte più avanzate della modernità.
I segni che da qualche tempo l’associazione più autorevole della psicoanalisi italiana abbia deciso di arrischiarsi a vivere ci sono, via via più numerosi. Il rilancio di Psiche per es. come abbiamo già segnalato. In questo Workshop, la presenza di antropologi veri: mi colpisce che metta piede in via Panama un vecchio amico e collega come Alberto Sobrero, o un più giovane collega antropologo come Fabio Dei. Malgrado un padre fondatore come Ernesto De Martino, e più di recente per es. Vincenzo Padiglione, l’antropologia italiana si è tenuta alla larga dalla psicoanalisi. La psicoanalisi italiana ha ripagato con la stessa moneta. Glauco Carloni che faceva tradurre Géza Roheim da Guaraldi, qualche modesta apparizione su Psiche di Lorena Preta, qualche altro nome e sforzo più recente (Neri, Lomabordozzi, De Micco, quasi sempre attraverso la mediazione della psicoanalisi di gruppo), e poco più.
Un tempo lontano l’antropologia era al cuore della psicoanalisi. Ben venga perciò la promessa di ibridazioni che sta nel programma di Vivere/Sopravvivere. In attesa di altri passi avanti: non antropologi che parlino a psicoanalisti, o psicoanalisti che ascoltino antropologi, ma antropologi-psicoanalisti in senso stretto, praticanti effettivi e rigorosi dell’una e dell’altra disciplina insieme. E in ulteriore attesa di altri ibridi più difficili: psicoanalisti-sociologi, psicoanalisti-cybertecnici, psicoanalisti-economisti, psicoanalisti-ingegneri ecc ecc ecc (di psicoanalisti-(quasi)matematici ne abbiamo già avuto uno, e temo abbia fatto il deserto). Si dovranno prendere una stupida laurea in Psicologia, ma tant’è.
Per finire sulle speranze. Il Workshop è organizzato congiuntamente dal CPdR e dal CdPR, Bibì e Bibò. Per i non-intimi, Centro Psicoanalitico di Roma e Centro di Psicoanalisi Romano. Fa ridere, no? Pago da molti anni la quota a uno dei due centri. Quando qualcuno mi chiede “a quale Centro appartieni” io a) provo un doloroso singulto alla parola “appartenere”, b) non so mai cosa rispondere. Vedo che i gemellini Bibì e Bibò stanno organizzando sempre più attività comuni. Magari in un futuro non troppo lontano potrò evitare il singulto e il silenzio imbarazzato. (enrico pozzi)