Rimbaud flâneur a New York, via Wojnarowicz

Il 20 ottobre 1854, 161 anni fa, nasceva a Charleville Arthur Rimbaud, il più grande poeta dell’età contemporanea. Leggerlo è stata ed è un’esperienza fondamentale della mia vita.

Le parole su di lui sono tutte consumate: il Voyant, il «poète maudit», l’addio definitivo alla poesia a 20 anni, i mille mestieri in giro per il mondo, il mercante d’armi e d’altro in Africa, la morte a 35 anni ecc ecc: tutto il falpalà eroico-negativo che rassicura i filistei. Allora meglio il diciottenne in fuga a Londra con Paul Verlaine (che per lui lascia la moglie). Sopravvivono rifugiati nelle case degli esuli della Comune di Parigi, si amano, si odiano, si feriscono a rivoltellate: una «Saison en enfer». Ironicamente, dimentichiamo i battelli ebbri, le vocali e le illuminazioni. Dedichiamoci all’Album Zutique, agli Stupra, al Sonnet du Trou du Cul: roba seria, parola antiestetica che viene dal profondo del corpo, e dunque iperestetica.

Il più intenso monumento a Rimbaud lo ha costruito David Wojnarowicz, un prostituto attivo per qualche anno a Times Square, poi artista multimediale, poeta, musicante, performer, fotografo, graffitaro nelle aree del cruising a cielo aperto sui piers e i capannoni abbandonati della East River, protagonista artistico del Lower East Side fine anni 70-inizio anni 80, di quando New York per fortuna puzzava, le zone che puzzavano erano ben vive, e da quelle parti giravano gli Hujar, i Keith Haring, le Nan Goldin e tutta la danse macabre del Devil’s Playground.  Muore di AIDS nel 1992. 

Copertina e 4a di copertina del libro sono la maschera e il retro usati da Wojnarowicz

Tra il 1978 e il 1979 Wojnarowicz prende la celebre foto di Carjat a Rimbaud diciassettenne, ne fa una maschera di carta, la indossa e la fa indossare ad amici, e fotografa. Rimbaud, «l’homme aux semelles de vent» come lo aveva definito Verlaine, percorreva senza sosta, spesso a piedi, l’Europa, poi l’Africa. Il Rimbaud di Wojnarowicz è un flâneur newyorchese. Percorre la Metropoli per eccellenza, l’unica vera Metropoli della modernità. La abita, la usa, la organizza per se stesso secondo la propria mappa interiore, disegna la sua Metropoli. Rimbaud in un caffè di quart’ordine. Rimbaud in un cinema porno. Rimbaud nella metropolitana. Rimbaud che si masturba. Rimbaud che si buca. Rimbaud in un rapporto orale. Rimbaud per la strada. Rimbaud in un edificio abbandonato nella zona del sesso omosessuale a cielo aperto. Rimbaud accanto a un graffiti rozzo. Rimbaud che scrive contro Duchamp su una parte scrostata. Rimbaud che piscia. Rimbaud ferito alla mano. Rimbaud con la pistola. Rimbaud al mattatoio….

Onirico volto bianco nei grigi e neri della città. Immobile, impassibile. Testimone. Pierrot lunaire portatore dell’indifferenza della luna verso le cose umane. Angelo decaduto, “dieu parmi les demi-dieux” disse Verlaine del suo Rimbaud alla prima notizia (falsa) della sua morte. 

Attorno alla sua flânerie fotografica si costruisce di immagine in immagine New York, una New York allucinata, la New York di Rimbaud/Wojnarowicz,  la Metropoli vista da una  «generazione che dissipò i suoi poeti» nell’eroina, nel sesso sconfinato e nell’AIDS. La Metropoli unica dello hustler-poeta, solo sua, la sua realtà e dunque la realtà. Il realismo che nasce non dallo sguardo ‘oggettivo’ che documenta il mondo, ma dalla intensità di uno sguardo esasperatamente soggettivo, trasfigurato e trasfigurante,  per questo capace di sintetizzare la pienezza e la pregnanza di un Dasein, di un esistere-nel-mondo e -con-il-mondo. 

In Rimbaud/Wojnarowicz  si esprime un punto di vista assolutamente proprio, non uno sguardo che si pretende generale. Rimbaud che non è se stesso costruisce l’autobiografia visiva di se stesso, e in questo modo si racconta come altro da se stesso, dettaglio di New York così come Dio è nel dettaglio. Je est un autre, Wojnarowicz per Rimbaud, Rimbaud per Wojnarowicz.  Così Rimbaud può passeggiare ancora tra noi, anche se pochissimi di noi possono permettersi di riconoscerlo. 

Credo di essere uno dei pochi fortunati – fortunati? – possessori della 1a edizione del postumo Rimbaud in New York 1978-1979, pubblicato in poche copie nel 1994. Da lì vengono le immagini che seguono.

 

  

 

 

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