Paranoia ipocondriaca e potere politico: Obama, il vaccino e l’autismo

Anche si pretende illuminato e progressista, il populismo non può fare a meno di cavalcare la paranoia.

Obama ha fatto propria la tesi di una epidemia di autismo collegata al vaccino MMR, quello contro il morbillo, gli orecchioni e la rosolia. Per  esempio il 21 aprile dell’anno scorso, durante la campagna per la nomination contro Hillary Clinton, ha dichiarato: ” Abbiamo appena avuto una esplosione del tasso di autismo. Qualcuno pensa che sia collegata ai vaccini. Finora la scienza non ha dato una risposta conclusiva, ma io penso che occorra indagare la cosa a fondo”.

La “scienza” ha risposto e come, mostrando prima la gravi debolezze metodologiche della indagine che aveva avanzato l’ipotesi, e poi mostrando l’inconsistenza della correlazione tra vaccino MMR e autismo infantile. Il vero pericolo del vaccino MMR sta nel non farlo, e nelle possibili conseguenze di orecchioni, morbillo ecc per alcuni bambini

Il punto è un altro: perché Obama ha dovuto pagare questo omaggio ad una fantasia paranoica di avvelenamento medico di massa. Neanche consola il fatto che Hillary Clinton negli stessi giorni sia stata appena più misurata, e che McCain invece sia andato molto oltre.

In un articolo di qualche anno fa, Claude Lévi Strauss ha descritto la trasfusione di sangue come un trapianto. Prendo un pezzo del corpo di un altro e lo metto nel mio, ibridando la mia identità e i confini del mio Io. Le resistenze alla trasfusione e le sue rappresentazioni nell’immaginario collettivo nascono da questa intrusione attraverso la quale l’altro mi invade e si impianta in me: la Cosa esterna ha superato la pelle e si impadronisce di me.

L’immaginario del vaccino segue la stessa logica. Ne è pieno di esempi Il favoloso innesto. Storia sociale della vaccinazione, di Baroukh Assael e Barouk M. Assael, Laterza 1995.

Il Male che si pretende sia stato addomesticato – il morbillo ecc – mi viene messo dentro, superando le mie barriere e difese. Letteralmente sono abitato da questo Male esterno che dovrebbe curarmi e che invece può avvelenarmi: la solita contraddizione del pharmakos, cura e veleno, che governa il nostro uso e la nostra percezione delle medicine. Ottimo terreno per la vasta e redditizia area di magia chiamata “medicine alternative”.

Il Nemico, l’Estraneo, ciò-che-è-fuori vuole entrare nel mio corpo e nella mia mente: “body snatcher” assoluto da “invasione degli ultracorpi”, una delle più belle rappresentazioni di una fantasia paranoica di fine del mondo che il cinema ci abbia saputo dare. Se ci riesce, diventiamo degli zombie posseduti dalla Cosa, appunto autistici.

Questa configurazione delirante accomuna milioni di persone, ai quali vanno aggiunti i dubbiosi soft, quelli che non ci credono fino in fondo ma un po’ sì. E’ comodo prendere la propria sofferenza interna e trasformarla in un persecutore esterno. L’angoscia dentro è invisibile e non gestibile. Se diventa un Nemico fuori, non è più roba mia: eccola visibile, tangibile, la posso gestire e distruggere distruggendo quel Nemico. Me ne difenderò difendendomi da ciò che, da fuori e non più da dentro, mi aggredisce. Riposante. C’è solo un problema: per un poco l’angoscia si acquieta, ma io non posso annientare veramente il Male che mi perseguita. Se lo vinco, ripiombo nella mia angoscia, e dunque sono condannato a tenere sempre in vita ciò di cui ho il terrore.

Tutto questo è servito anche a Obama. Il potere populista non può rinunciare all’uso delle enormi energie emotive che la paranoia riesce a organizzare e dirigere verso bersagli chiari: un Capo salvifico cui affidarsi, alcune forme del Male contro cui NOI possiamo sentirci noi, compatti, e preservati dal negativo. Il “cristallo di gruppo” di cui parla splendidamente Canetti in Massa e potere. In questo caso poi la paranoia si innesta sul corpo e sulla traduzione ipocondriaca delle nostre paura: vive del capovolgimento perverso del nostro centro vitale.

Di fronte a queste forze demoniache, si perde ogni speranza che si realizzi il sogno di una filosofia politica illuminista e forse liberale: passare dal potere come Potenza al potere come razionalità ragionevolmente condivisa.

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