Nuovo Cinema Palazzo, San Lorenzo, Roma.
Sala buia. Un grande schermo. Davanti, su quello che sembra un supporto, la silhouette di un corpo di donna. Sul ‘palcoscenico’, in accappatoio, il corpo di cui quel corpo è la silhouette. Francesca Fini si toglie l’accappatoio e, nuda, va a collocarsi dietro la sua silhouette. Una assistente adatta leggermente – è un gesto fondamentale – i contorni del tratteggio per farlo coincidere più o meno con il corpo retrostante. Il corpo ‘vero’ è cadaverico, compreso nel suo marmoreo rigor mortis. I segni della individualità sono quasi cancellati: il volto coperto di cerone bianco, i capelli tirati indietro a scomparsa e anch’essi bianchi, una mortuaria maschera di cera. Solo i peli del pube sono neri, ma il pube è della silhouette o di Francesca Fini?